Firmata l’intesa per studiare l’impatto del Covid sulla mobilità
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort) hanno sottoscritto un accordo quadro per approfondire, nel triennio 2021-2023, il tema della mobilità delle persone e delle merci dopo la pandemia di coronavirus. La collaborazione scientifica si concentrerà sulle rilevazioni statistiche, le analisi socio-economiche e l’interpretazione dei fenomeni del trasporto, con una particolare attenzione alla sicurezza stradale. L’obiettivo è contribuire alla definizione di politiche di integrazione della mobilità.
Come ha spiegato il presidente del Cnel, Tiziano Treu, è “importante studiare e monitorare costantemente la mobilità degli italiani per essere in grado di supportare le scelte della politica in materia”. “Il fenomeno della mobilità, oggi oggetto di profondi cambiamenti, è di particolare interesse per gli effetti che produce su tutta la convivenza civile nel Paese”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Isfort, Marco Romani.
Isfort e Cnel hanno organizzato il 9 marzo il webinar “Mobilità, lavoro, imprese”, per presentare gli aggiornamenti all’ultimo Rapporto Audimob, il 17mo, realizzato dai due enti in collaborazione col ministero delle Infrastrutture e trasporti e con il contributo scientifico di Agens.
Gli aggiornamenti, a cura di Carlo Carminucci, direttore della ricerca di Isfort, confermano il crollo della mobilità durante il lockdown nazionale imposto l’anno scorso (dal 12 marzo al 3 maggio) per contenere l’epidemia di coronavirus, con un calo del numero complessivo di spostamenti giornalieri del 67 per cento rispetto alla media del 2019 (da 104 a 34 milioni) e un aumento di undici punti percentuali (dal 6 al 17 per cento) del tasso di mobilità “di prossimità” ovvero dei tragitti a piedi inferiori a cinque minuti. I dati presentati confermano anche il rimbalzo dopo l’allentamento delle restrizioni.
In sintesi, la mobilità del 2020 ha mostrato diversi punti di cesura rispetto alle tendenze pre-Covid: la riduzione dei volumi, la concentrazione spaziale della domanda, la riduzione della mobilità per lavoro e studio, lo sviluppo della mobilità “dolce” a scapito di quella collettiva. Tra le fragilità strutturali persistenti ci cono i livelli ancora molto bassi del tasso di mobilità sostenibile (sotto il 40 per cento), con una crescita dei divari territoriali. Le tendenze di lungo periodo vedono in crescita la mobilità “di scambio” e un’alta propensione al cambio modale (dall’auto verso mezzi pubblici, bici e sharing).
I cittadini valutano in modo complessivamente positivo le politiche nazionali per la mobilità, con il gradimento più alto (superiore all’80 per cento del campione) per gli incentivi per l’acquisto di auto nuove non inquinanti, rottamando le vecchie, e quelli per l’acquisto di nuovi autobus, più confortevoli e meno inquinanti. Favorire la mobilità dolce, potenziare il sostegno al trasporto pubblico per assicurare l’operatività delle aziende, riorganizzare i flussi di mobilità e dare ulteriore impulso ai processi di pianificazione urbana-territoriale promuovendo la figura del mobility manager sono i temi proposti come prioritari all’attenzione dei decisori politici.